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Insufficienza respiratoria - Air Liquide Sanità Service

Insufficienza respiratoria: cos’è e cosa comporta

L’insufficienza respiratoria è una condizione patologica legata al sistema respiratorio, spesso provocata da altre malattie. Può avere pericolose ripercussioni sia in fase acuta, con un immediato pericolo per il paziente, sia in fase cronica, con la riduzione dell’aspettativa di vita. 
Le patologie a carico del sistema respiratorio o dei suoi meccanismi di controllo, come l’insufficienza respiratoria, possono infatti compromettere e ridurre la capacità ventilatoria, ovvero la massima quantità d’aria che una persona può mobilizzare con un atto respiratorio. Tra le conseguenze di un’insufficienza respiratoria vi possono essere seri danni sia nell’immediato sia nel lungo termine, come sofferenze o insufficienze a carico di tutti gli organi.
Si parla di insufficienza respiratoria quando si riscontrano alterazioni nella respirazione, ovvero quando l’ossigeno assunto è poco, oppure quando l’organismo non riesce a smaltire la giusta dose di anidride carbonica. 
Vediamo ora più nel dettaglio quali sono le differenze principali tra insufficienza respiratoria cronica e di tipo acuto, come si manifestano le alterazioni dei gas ematici e come occorre monitorare questa patologia.

Differenze tra insufficienza respiratoria cronica e acuta

Esistono alcune differenze tra insufficienza respiratoria cronica e acuta, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui la patologia si manifesta. Le rispettive manifestazioni cliniche possono infatti essere influenzate dalle caratteristiche della patologia sottostante, e quindi devono essere valutate nel contesto di un accurato inquadramento diagnostico.

In generale, l’insufficienza respiratoria acuta (IRA) si manifesta improvvisamente ed è caratterizzata da un decorso molto rapido. Il più delle volte è reversibile, quindi tende a risolversi, ma la rapidità con cui insorge può mettere a rischio la vita del paziente. Per questo motivo, occorre intervenire subito per stabilizzare il paziente attraverso le terapie necessarie e trattare il problema. Nei casi più severi, può essere necessario il ricovero in terapia intensiva.

L’insufficienza respiratoria cronica (IRC) invece si manifesta più lentamente, quando il sistema respiratorio non è in grado di garantire la giusta ossigenazione a cellule e tessuti in maniera permanente. Nella realtà clinica vi sono diverse patologie che tendono a sfociare in insufficienza respiratoria di tipo cronico, in particolare:

  • BPCO (Bronco pneumopatia cronico ostruttiva);
  • fibrosi interstiziali polmonari;
  • malattie neuro-muscolari; 
  • sindromi delle apnee notturne.

L’insufficienza respiratoria di tipo cronico può dare esiti diversi, per esempio può stabilizzarsi oppure riacutizzarsi nel tempo. Si tratta comunque di una condizione con cui il paziente deve convivere, senza poter mai guarire in maniera definitiva.
Per questo motivo, l’insufficienza respiratoria di tipo cronico dà origine a problemi ricorrenti di salute. Molto dipende dal tipo di patologia sottostante, dallo stato di salute del paziente, dal suo stile di vita e da come risponde ai trattamenti. Chi ha una forma cronica di insufficienza respiratoria deve infatti stare attento a non contrarre malattie respiratorie: anche una normale infezione delle vie aeree può infatti scatenare il riacutizzarsi della malattia.

Insufficienza respiratoria: ipossiemia e ipercapnia

L’insufficienza respiratoria può dare origine a una condizione di ipossiemia o ipercapnia (spesso comunque associata a ipossiemia). Da questa differenza proviene la classificazione della patologia come insufficienza respiratoria di tipo 1 o insufficienza respiratoria di tipo 2.
Quando i livelli di ossigeno nel sangue sono più bassi della media, si parla di IR ipossiemica. Precisamente, questa condizione di insufficienza respiratoria è caratterizzata da una PaO2 inferiore a 60 mmHg con PaCO2 normale o diminuita. Si tratta della forma più comune di insufficienza respiratoria ed è associata spesso alle principali patologie acute polmonari come polmonite, edema polmonare ed emorragia polmonare.
Sebbene l’ipossiemia sia legata all’IR di tipo acuto, esistono anche manifestazioni cliniche dell’ipossiemia cronica. Spesso sono la conseguenza di una prolungata condizione di insufficienza respiratoria e dei relativi meccanismi di compenso messi in atto dal corpo. Tra questi si riscontrano dispnea sotto sforzo, anche per attività modeste, e ipertensione del piccolo circolo. Se non adeguatamente trattata, l’insufficienza respiratoria ipossiemica può portare a deficit cognitivo, ed è un fattore di rischio per ischemie e trombosi.
Quando invece i livelli di anidride carbonica nel sangue sono più alti della media, si parla di insufficienza respiratoria ipercapnica. In particolare, l’ipercapnia è caratterizzata da una PaCO2 superiore a 45 mmHg. Come accennato, nei pazienti che accusano questo tipo di insufficienza respiratoria, l’ipercapnia è comunque associata a un’ipossiemia. 
Tra i primi sintomi riscontrabili vi sono sonnolenza diurna, astenia, cefalea, stato di confusione e vasodilatazione cutanea. A queste seguono ipoventilazione notturna e, successivamente, diurna, associate a enuresi, sonno frastagliato e alterazioni comportamentali. Per alcune patologie come la fibrosi o l’enfisema, l’ipercapnia è considerata un marker di gravità irreversibile.
In generale, le patologie ostruttive delle vie aeree come la BCPO e l’asma grave sono le principali responsabili dell’insufficienza respiratoria cronica associata a ipercapnia. L’IR ipercapnica può essere comunque scatenata anche da condizioni diverse come malattie neuromuscolari, un’overdose di sedativi e anomalie strutturali della gabbia toracica.

Come si monitorano i sintomi dell’insufficienza respiratoria 

I segni e i sintomi di un’insufficienza respiratoria possono riguardare sia la funzione respiratoria sia altri apparati. I più frequenti sono la dispnea, ovvero la fatica nel respirare, e la cianosi, ossia la colorazione bluastra di cute e mucose. A seconda della patologia sottostante, vi possono essere altre manifestazioni come stato confusionale, astenia, convulsioni (specialmente nelle ipossiemie gravi) e complicanze cardiovascolari come tachicardia o scompenso cardiaco. 
A partire dai sintomi rilevati, la diagnosi di insufficienza respiratoria si basa sul sospetto clinico e viene poi confermata dall’emogasanalisi arteriosa. Questo esame è finalizzato infatti a verificare le quantità di ossigeno e anidride carbonica nel sangue, per quantificare l’alterazione presente nello scambio gassoso.
Una valutazione precoce o comunque tempestiva delle cause di insufficienza respiratoria è fondamentale, così da inquadrare la condizione all’interno dell’anamnesi generale del paziente. Solo in questo modo è possibile intervenire con il giusto trattamento e le terapie necessarie per stabilizzare la patologia e, laddove possibile, aiutare il paziente nel processo di guarigione.

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